giovedì, aprile 27, 2006
Informazioni personali
- Nome: Cinzia Coratelli
- Località: Bari, Italy
Sono un segreto anche per me stessa!
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15 Comments:
Ma perchè, pensi veramente che si possa vivere senza che questo accada? :-)
Ohi ohi ohi ti devo dire una cosa ma qui no, mi vergogno! :-P
Ciao.
Come sai bene il tema mi interessa molto e per svilupparlo ci metterò una vita (forse..).
Ti lascio comunque un contributo (che ha qualche anno).
Mi auguro che possa essere gradito.
Se qualcuno ti dirà che è fuori tema, ebbene non giudicarlo. Aiutalo a capire.
eventounico
__________________________________
"B.1. Il tempo dei versi
Ricordi quei versi, scritti da ragazzi, di getto, come se li avessimo trattenuti per tanto tempo e all'improvviso potessero uscire fuori e prendere corpo sul quaderno.
Quei fogli passavano tra i banchi come fossero proibiti.
Ci piaceva leggerli più e più volte perché sembrava fossero stati scritti da un altro. E non c'erano correzioni, non c'erano errori.
Forse perché non erano versi, solo pensieri raccolti all'istante e trascritti con tutta l’enfasi di cui eravamo capaci, righe tronche, parole isolate. A ognuno sembrava ricordassero quelli di un poeta vero, uno di quelli studiati sui libri.
C'era il tempo in quelle parole, il tempo che non era andato via.
Potevi ripercorrerlo ogni volta che un nuovo istante di tempo ti fosse sembrato simile.
Potevi chiederti cosa avevi pensato, o sentito. Sembrava cosi' importante capirlo, per poterlo riscoprire ogni volta.
Con l'incanto e lo stupore di quella età ogni percezione nuova era una fonte di pensieri, una moltitudine che si affollava nella mente in maniera concitata, violenta.
In un istante erano tutti li' a scuoterti e tu assistevi, applaudivi o ti commuovevi seduto in quel palco da solo.
La scenografia era ciò che stavi guardando o una immagine completamente ricostruita, magari in un altro tempo.
A volte non c'era neppure una scenografia, solo un fondale scuro o chiaro sul quale figure in contrasto componevano una scena. Il senso si costruiva lentamente e rimaneva sconosciuto sino alla fine. Tutto era preparatorio, nulla conclusivo.
Eri li' che guardavi coinvolto in una trasposizione completa, spettatore e primo attore. Assistevi e recitavi. Interpretavi ed applaudivi. Cantavi ed ascoltavi.
Alla fine, il sipario, una lama di luce che squarciava il buio del teatro ed il fragore del mondo circostante irrompeva come avessero spalancato le porte su una strada trafficata.
Come stordito da un risveglio improvviso, cercavi di ricordare tutto ciò che era scorso davanti agli occhi con il timore di perderlo. E allora non potevi far altro che scrivere. In fretta, lasciando qualche parola solo accennata pur di consentire alle altre di non rimanere indietro. Sembrava che la penna non filasse abbastanza sulla carta, si creava una coda nei ricordi, erano tutti lì che spingevano, avevano fretta di uscire, come bambini alla fine delle lezioni. E alla fine, quando tutta quella folla urlante e scalmanata era ormai fissata sul quaderno, eri rosso e sudato, come se ti fosse costato una grande fatica. Era stata una corsa frenetica ed ansimante, ma eri arrivato in tempo.
Sentivi il bisogno di posare la penna. E guardavi quei fogli come se fosse già strano il fatto di vederli davanti a te scritti e non più bianchi. Qualunque fosse il contenuto.
Erano li' e sembravano comparsi dal nulla.
Con tante parole, anche di quelle che non usavi mai, ben posizionate. Sembrava che anche le lettere fossero poste non a caso. C'erano lettere alte e lettere basse nella giusta proporzione e lettere tonde e punte quanto bastava. Fossero state parole senza senso ne sarebbe valsa comunque la pena, perché tutto ti sembrava dotato di una armonia che in te non avevi mai trovato.
Ma c'era ben di più, dovevi leggere e capire.
C'era il tempo in quelle parole. appena passato ed ancora li'. Ora avresti potuto riviverlo chissà quante volte.
Iniziavi a leggere. Oggi sai che non erano versi, non era vera poesia, anche se ti sembrava tale.
Era il contenuto ad essere poetico. Ciò che era rappresentato era dotato di un senso che travalicava l'ordinario, non era uguale alle altre situazioni analoghe che avevi vissuto.
Ancora, forse non era nemmeno la situazione ad essere poetica. La poesia era nel bisogno stesso che avevi provato di scrivere. Di fermare quelle sensazioni e quei pensieri, di arrestare il tempo in quell'attimo. Era questo che faceva sembrare, ciò che avevi scritto, poetico.
Avevi lasciato che ciò che ti era accaduto ti impressionasse, avevi assistito ad un fatto come fosse il primo del mondo o l'ultimo.
Forse qualcuno leggendo avrebbe inteso. Quella comunione di sensi aveva una valenza sua propria che prescindeva dal significato delle parole, l'intesa con altri era una dimensione ulteriore nella quale il senso tuo proprio si faceva senso comune.
I fogli correvano tra i banchi. Alla ricerca di quella intesa. Quegli sguardi ed i segni dei visi creavano una rete di sensazioni, di momenti vissuti insieme.
Dalla sensazione individuale si passava alla sensazione comune.
Quei pensieri scritti ovunque, sui quaderni, sui diari, sui muri, guidavano il filo dei giorni. In quelle parole tutti sono cresciuti, tutti hanno trovato la difficile descrizione del proprio mondo interiore, che faceva fatica ad uscire allo scoperto, a palesarsi nella sua piena essenza.
Ma c'era chi scriveva per sé, senza trovare il coraggio o senza avere la voglia di mostrarsi agli altri. Magari ritenendo quelle parole non degne di attenzione altrui oppure semplicemente qualcosa di privato.
Ed il momento in cui avrebbe sentito il bisogno di mostrarli a qualcuno avrebbe trovato un compagno.
Come era forte l'amore che traspariva da quelle parole, come era puro quello sguardo perso nella notte. Come era dolce quella attesa e quel ricordo."
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da I pensieri degli altri - L'Autore Libri Firenze
Ubi appunto penso di no!;-)
Raffy poi me la dici in privato!!!:-D
"Ma c'era chi scriveva per sé, senza trovare il coraggio o senza avere la voglia di mostrarsi agli altri. Magari ritenendo quelle parole non degne di attenzione altrui oppure semplicemente qualcosa di privato.
Ed il momento in cui avrebbe sentito il bisogno di mostrarli a qualcuno avrebbe trovato un compagno.
Come era forte l'amore che traspariva da quelle parole, come era puro quello sguardo perso nella notte. Come era dolce quella attesa e quel ricordo."
Direi proprio un evento unico!:-)
lasciare impronte...
discorso lungo e complicato
Cinzia! sei stata mesa a dura prova!!! l'hai letto tutto o hai barato? :-P
Raffaella, io mi fido di Cinzia.
Poi se anche la prova fosse risultata per lei insormontabile devo dire che ha scelto bene la citazione.
Non la pensi come me ?
eventounico
Maligna invece l'ho letta tutta tiè!:-p
Se qualcuno mi scrive sono molto interessata a capire cosa mi sta dicendo.
Branzino oggi sei giustificato!;-)))
Grazie eventounico;-)
Ohuuuu, stavate nervosi ieri sera? Scherzavo, ovviamente, con cinzia per via del suo anamore per la lettura. E' lei a dirlo, mica io.
Raffy ti rivelo un segreto io non è che abbia un anamore per la scrittura, in realtà sono quasi cieca da un occhio da quando ero bimba, speravo di potermi operare ma ancora oggi non ci sono soluzione.
Quindi faccio fatica a leggere!:-)
Lo sapevo già, Cinziè. ;-)
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